Chissà se anche qui gireranno una serie tv...
Maglietta
nera, jeans, capelli rasati sui lati. Guarda. È insistente. Un pit bull
gli pascola attorno. Dice: “Cerchi qualcuno?”. Risposta abbozzata: “Sì,
anzi no, facevo un giro”. Oltre a lui adesso sono in sei, cinque
ragazzi e una ragazza. Tutti
italiani. Altri passeggiano sul grande spiazzo di
cemento chiuso tra quattro palazzi di sette piani. Questo è territorio
off limits.
“Tra noi qualcuno è di troppo”, dice lei. Ride ma mica tanto. Meglio
andare. Camminata rapida verso il cancello bianco che ti sputa sullo
stradone di traffico. Il passo accompagnato dai bassi di un stereo che
manda ritmi tecno dalla finestra.
Benvenuti a
Milano nel fortino tra
viale Sarca e
viale Fulvio Testi, periferia nord della città. Case popolari. Gestione
Aler in capo alla
Regione che fu di
Roberto Formigoni e che ora è di
Bobo Maroni. Impronta leghista, ma identico risultato. E mentre la politica apparecchia il banchetto dell’
Expo,
Milano
assiste alla frantumazione del suo tessuto sociale. Perché quello degli
appartamenti gestiti dall’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale è
un fronte che monta ogni giorno. Con la cronaca che accatasta
violenze,
occupazioni abusive,
voti comprati.
(continua sul Fatto Quotidiano)
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