Sul proprio blog, quest'oggi, Gigi di Fiore pone una interessante riflessione sulla costruzione della Galleria Umberto di Napoli, vittima di crolli drammatici.
All'inizio, vennero stanziati 30 milioni di lire (di allora), si pensò di includere nel grande progetto anche la trasformazione del quartiere Santa Lucia e del Vomero. Il sindaco Nicola Amore si affidò all'architetto Adolfo Giambarba per un piano complessivo. Un'idea nuova di città. Dopo tre giorni di dibattito, il finanziamento passò in Parlamento e divenne esecutivo nel gennaio 1885.
Ed ancora:
La società per azioni Risanamento di Napoli si aggiudicò la rivoluzione urbanistica cittadina. Era nata con capitali tutti non napoletani: Credito mobiliare di Firenze, Banca generale di Roma, Banca subalpina di Torino, Immobiliare dei lavori di utilità pubblica ed agricola di Roma, società fratelli Marsiglia di Torino. Entrarono nella grande torta dei lavori su Napoli.
Il sindaco Nicola Amore fu accusato di aver favorito la società Geisser e banche non napoletane. Si difese: "E' vero che molte banche, specie da Torino, mi hanno chiesto la concessione dei lavori. Per loro grandi rischi, per noi vigilanza assoluta. Certo, saremmo stati felici se in questa città si fossero potuti associare capitalisti napoletani, ma non sono forti abbastanza per assumere la concessione". Insomma, lavori a Napoli per il beneficio di società non meridionali. Storie ricorrenti.
Il sindaco Nicola Amore fu accusato di aver favorito la società Geisser e banche non napoletane. Si difese: "E' vero che molte banche, specie da Torino, mi hanno chiesto la concessione dei lavori. Per loro grandi rischi, per noi vigilanza assoluta. Certo, saremmo stati felici se in questa città si fossero potuti associare capitalisti napoletani, ma non sono forti abbastanza per assumere la concessione". Insomma, lavori a Napoli per il beneficio di società non meridionali. Storie ricorrenti.
E l'amara conclusione:
Tutto invecchia, compresi i palazzi. C'è chi si illude di non poter spendere per affrontare l'usura del tempo, come se i nostri monumenti fossero eterni.
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